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Sentieri nascosti: seconda guida di Giovanni Carraro

AutoreIl libro unisce i consigli dell’autore ai contributi di oltre 100 esperti e appassionati conoscitori del territorio. In questo secondo volume, Carraro racconta 410 chilometri di sentieri dell’area prealpina e sub-prealpina. In distribuzione nazionale dal 18 aprile.

Il cammino prosegue. Migliaia di escursionisti hanno scoperto nuovi scorci e sentieri quasi dimenticati grazie alla sua prima guida, ora Giovanni Carraro li invita a continuare avventura e meraviglia assieme. Il nuovo libro “I sentieri nascosti delle Prealpi trevigiane” aggiunge 35 itinerari compresi tra i confini con il Bellunese e il Quartier del Piave, lambendo il territorio pordenonese. Il lancio ufficiale, con presentazione multimediale, è fissato per martedì 16 aprile alle 20.30 nell’auditorium Battistella di Pieve di Soligo (in Piazza Vittorio Emanuele II). Altri eventi sono in programma a Miane (20 aprile), Conegliano (23), Segusino (26) e Sottocroda (27).

«Camminando in questo territorio straordinario e a volte trascurato, c’è sempre tanto da conoscere. Sull’ambiente che ci circonda, sulla nostra cultura, ma anche su noi stessi. E’ stato gratificante incontrare così tanta gente che mi è venuta incontro». Così Giovanni Carraro sintetizza il proprio approccio alle escursioni che compongono la guida, quasi sempre solitarie, ma ricche di incontri. Cammin facendo, l’autore ha coinvolto oltre 107 persone tra esperti, appassionati e conoscitori delle Prealpi trevigiane. Li chiama i “magnifici 107”. Da loro ha tratto spunti per le numerose varianti, gli aneddoti e i frammenti di storia e archeologia locale, informazioni su tradizioni e aspetti naturalistici. Un bagaglio di conoscenza messo a disposizione dell’escursionista attraverso efficaci appunti collocati sapientemente nel libro a margine di ogni itinerario.

Numeri e risorse

Programma eventi aprile

  • Pieve di Soligo, presentazione ufficiale: martedì 16 aprile ore 20.30 presso auditorium Battistella in Piazza Vittorio Emanuele II

  • Miane: sabato 20 aprile ore 20.30 presso il Teatro

  • Conegliano: martedì 23 aprile alle 20.30 presso la libreria Quartiere Latino

  • Segusino: venerdì 26 aprile ore 20.30 nella sala consiliare

  • Sottocroda: sabato 27 aprile ore 19 presso la casa degli Alpini

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«I passi dolomitici diventino slow: limite a 50 e spazio alle bici elettriche»

 BADIA (Bolzano) – Il silenzio è d’oro, soprattutto in alta montagna, dove turisti ed escursionisti si ritirano per sfuggire al caldo, ai ritmi e ai rumori della città. Ma non è un diritto facile da conquistare nemmeno ai 2000 e passa metri del Passo Pordoi. Colpa dei motociclisti che adorano sfruttare la potenza (e i freni) dei loro bolidi sui passi dolomitici. I sindaci proveranno a frenarli: limiti di velocità più severi, controlli e una spinta a chi va in bici (anche elettrica). A chi chiedeva pedaggi o chiusure, come a Reinhold Messner che viaCorriere delle Alpi auspica 5-6 ore di strade vuote al giorno, rispondono in coro i primi cittadini di Badia, Corvara, Selva Gardena, Canazei, Livinallongo del Col di Lana e Cortina. «Non se ne parla di chiudere. C’è posto per tutti, basta andare più piano», dichiara a ilVostro Giacomo Frenademetzsindaco di Badia.

PASSI IN BICI ELETTRICA – «La nostra risposta è saggia», assicura Frenademetz dopo la prima riunione dedicata proprio ai passi e alle tante lamentele arrivate ai municipi. «Abbiamo bisogno di tutti: auto, moto e biciclette» spiega «ma sappiamo anche che i passi sono troppo duri da scalare per ciclisti non allenati. Per questo vogliamo promuovere l’uso della bicicletta elettrica. Serve l’impegno degli enti del turismo e occorrono colonnine di rifornimento lungo i tornanti».

LIMITI E CONTROLLI – Per tutto il resto, c’è l’autovelox. I vari Valparola, Sella, Gardena, Pordoi, Campolongo e Falzarego potrebbero essere limitati a 50, massimo 60 chilometri orari. Addio 90 all’ora trattabile. «Quello dei 50 è un limite che può andare bene a tutti», argomenta Frenademetz. «Dobbiamo ricordarci che siamo in un territorio patrimonio dell’Umanità e non si può correre a 140 all’ora. Il rumore è un problema serio. Stiamo scrivendo una lettera alla Provincia Autonoma di Bolzano proprio per sostenere le nostre ragioni. Chiederemo alle autorità che siano abbassati i limiti di velocità e aumentati i controlli, noi faremo la nostra parte con le polizie locali. Speriamo che queste proposte possano essere attuate presto, per poi valutarne i risultati».

Questo articolo è stato pubblicato da Il Vostro Quotidiano il 27 luglio 2012

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Living Dolomiti, nuova impronta turistica

L’orso è tornato tra le Dolomiti bellunesi e si trova a suo agio in questi boschi. Il turista che visita la provincia di Belluno nel 90% dei casi non ci torna. Un gruppo di professionisti e imprenditori ha scelto di cercare le ragioni di questa sorta di ‘sottosviluppo’ turistico delle vallate bellunesi e dare un proprio contributo all’inversione di tendenza, partendo dal territorio. Così nasce livingdolomiti.com, vetrina sul web di un progetto che punta ad accompagnare realmente il visitatore nella bellezza delle Dolomiti. L’impronta dell’orso è il simbolo di questo approccio. “L’orso tra i nostri boschi ha trovato il suo habitat, pensiamo che possa trovarsi bene tra noi anche il turista che rispetta l’ambiente e ama scoprire culture e tradizioni”, spiega Gianfranco Nadalet, responsabile commerciale di Living Dolomiti.

Come nasce livingdolomiti.com?

“Dal territorio, per il territorio. Nasce da una quindicina di persone, esperti in vari settori, che si sono unite per dare un contributo alla crescita del territorio occupandosi di turismo, che è un pilastro per il futuro della provincia di Belluno. Ci siamo accorti che mancava un anello alla catena: c’è il prodotto e si investe per promuoverlo, ma nessuno, qui tra queste valli, si occupa di commercializzarlo, venderlo. Abbiamo le Dolomiti patrimonio dell’umanità, cultura e gastronomia, ma il turista non torna. E’ un dato dissonante. I contenuti e i motivi per tornare in realtà ci sono tutti. Nel nostro portale intendiamo prima di tutto mostrarli, raccontarli”.

Quale forma di turismo proponete?

“Mettiamo il territorio e la sua gente al centro del nostro lavoro. Prima di tutto dobbiamo essere consapevoli di quello che abbiamo, del fatto che anche chi abita le Dolomiti fa parte del patrimonio dell’umanità, lo ha preservato e lo vive in modo sostenibile. Proprio questo è il nostro primo punto di forza. Poi ci sono tradizioni, cultura e gastronomia. Quella che dal punto di vista di grandi località del turismo di massa può sembrare un’arretratezza, in realtà è la nostra ricchezza. Basta capire questa visione e offrirla a chi la cerca, cioé circa il 6% del turismo italiano, che non è poca cosa in termini economici”.

Come si concretizza questa missione?

“Unendo le forze. Stiamo collaborando con il Cai, con i consorzi e con tante piccole realtà del territorio. Riguardo al turista, cerchiamo di incentivarlo a venire a scoprire le Dolomiti in compagnia, se viene con la propria auto gli proponiamo di lasciarla a valle e di venire in montagna con i nostri mezzi. Pensiamo a tutto noi, il visitatore deve solo godersi i panorami, l’aria di montagna, i musei, i prodotti tipici. In pochi giorni uniamo escursioni a quelli che chiamiamo ‘riposi culturali in valle’, accompagnamo il turista nel rifugio e nel ristorante, sull’Alta Via come nelle botteghe artigiane, perché si meravigli e scopra la varietà di cose da fare e da vedere che le Dolomiti offrono. Oltre ai pacchetti di più giorni, studiamo anche proposte giornaliere per chi è già qui e vuole trascorrere una giornata diversa”.

A che punto è il progetto?

“Il portale sta riscuotendo grande successo e i visitatori vi trascorrono molto tempo scoprendo i rifugi, i video, le tante informazioni utili. Dal punto di vista della commercializzazione stiamo già lavorando per la stagione estiva e puntiamo a incontrare il turista straniero che cerca quello che le nostre Dolomiti e i nostri paesi hanno di unico”.

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