la cruna dell'ago

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Ciò che passa. Per la testa e per il Blog.

Parliamo di visual

Contiamo ormai più giornalismi che giornali. E il conteggio prosegue: aggiungiamo il visual journalism.

Smania di coniare etichette? Direi di no. I ‘giornalismi’ che osserviamo e contiamo esistono da molto tempo. La novità sta nel riconoscerli come generi, studiarli, sperimentarli, capirne tecniche, ruolo e potenzialità nel dialogo con la tecnologia e con l’obiettivo di migliorare l’informazione nell’interesse generale.

Ecco perché tutto ciò interessa ad Hacks Hackers Venezia, che dedica una serata speciale al visual journalism il 14 luglio ore 20 alla Plip di Mestre (iscrizioni).

Per saperne di più prosegui la lettura su Medium

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Snow Fall, tanti giornalismi per una storia

snow fall

“Mi sono sentito come se stessi assistendo alla nascita di un nuovo medium, è stato emozionante leggerlo”. Lo scrive Kat, da Toronto, a John Branch, reporter sportivo al The New York Times. Il lettore canadese non si riferisce a uno dei tanti articoli sulle gesta dei San Francisco 49ers, o dei Giants, le specialità del giornalista californiano. Questa volta Branch ha battuto fuoricampo, realizzando un pezzo di giornalismo difficile da definire, come solo le innovazioni più radicali. Ha realizzato, in sei mesi e con la collaborazione di una quindicina di colleghi, un reportage multimediale destinato a fare scuola, oltre che emozionare migliaia di lettori, osservatori, spettatori, ascoltatori. Quanti giornalismi ci sono in questo progetto? Tento un elenco, sottintendo giornalismo per farla più breve: sportivo, d’inchiesta, investigativo, dei dati, multimediale, video-, foto-, scientifico, di cronaca nera, di precisione …

Snow Fall sarà sull’edizione domenicale del Times, domani. Oggi, prima, è online e ha fatto il giro del mondo grazie al web, raccogliendo centinaia di commenti. Si tratta di un lungo racconto giornalistico. Sei capitoli, oltre 3000 parole ciascuno. Questa è la spina dorsale. Contiene le parole e le sensazioni dei sopravvissuti a una grande valanga sulle Cascades, dolci e boscose montagne nell’entroterra di Seattle. Ma non l’avrei intercettato tra i tweet odierni se non fosse integrato da una sequenza di mappe e animazioni tridimensionali, video degli stessi sciatori, registrazioni di telefonate, interviste, fotografie. Il tutto impaginato in uno speciale online. Il lettore – ma è riduttivo chiamarlo così – s’immerge nella storia, scia sulla neve fresca, sente il tremore nella voce di chi chiama i soccorsi, impara cos’è una valanga e quali sono gli strumenti per difendersi e sperare di uscirne vivi.

L’input per quest’opera non è arrivato da un freelance appassionato, da studenti che cercavano un bell’argomento per il progetto di fine master o da un team di giornalisti investigatori. La valanga risparmiò una sciatrice professionista e il gruppo era formato da sciatori esperti. Incuriosito da questo aspetto, un caporedattore dello sport vide nel fatto di cronaca qualcosa di più grande e profondo che un numero di vittime. Ispirato, affidò a Branch il compito di scavare in quella neve e gli diede il tempo per farlo bene. La svolta, spiega lo stesso reporter, fu poi la disponibilità delle persone coinvolte a condividere il proprio tassello di ricordi ed emozioni. L’approccio investigativo portò a esaminare i referti medici e le 40 telefonate ai soccorritori. La necessità di saperne di più sulle valanghe, per fare della storia stessa uno strumento di conoscenza, spinse a mettere insieme i dati misurati e le stime delle persone coinvolte per permettere al centro di ricerca svizzero sulle valanghe di creare una simulazione di quanto accadde a Tunnel Creek, ma soprattutto indusse il reporter a frequentare una conferenza scientifica sull’argomento.

Portata a casa questa mole di informazioni, inizia il lavoro con il team di grafici, datagionalisti e sviluppatori del Times. Il risultato viene pubblicato dieci mesi dopo la valanga, mentre scende la prima neve della stagione invernale e milioni di americani si stanno preparando a viaggiare durante le festività. Alcuni di loro scieranno fuoripista, godendo di emozioni uniche, ma correndo anche un rischio conosciuto in modo, piace immaginare, più informato e consapevole. Altri, altrove nel mondo, proveranno l’emozione di Kat, sprofondando nel medium della storia.

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Sociale, tra i dati della spesa europea

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L’Italia che in seno suo vorrebbe assomigliare alla Danimarca finisce per copiare la Polonia. Modelli di welfare a confronto in un doppio articolo pubblicato da YouTrend.it, con grafici che visualizzano andamento e confronto tra i dati Eurostat. Il primo offre una panoramica sull’aumento della spesa in protezione sociale in Europa, il secondo indaga il caso italiano con un confronto diverso dai soliti noti, prendendo la flexsecurity come chiave di lettura.

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